Il progetto di Christina Fonfè: una speranza nata dalla catastrofe

di Manuel Gavini

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uella di Christina Fonfè è una storia che non può essere ignorata: in primis per omaggiare gli impagabili sforzi dettati dalla nobile missione intrapresa con coraggio e dedizione più di tre lustri fa, ma soprattutto perché sia di incoraggiamento per future situazioni analoghe, anche quando purtroppo – come nel suo caso – prendono spunto da indicibili catastrofi naturali.

Christina Fonfè

In questo racconto, per rintracciare l’involontaria quanto drammatica ispirazione che ha spinto Christina ad attivare il suo progetto, bisogna tornare indietro di oltre 17 anni, quando – il giorno di Santo Stefano del 2004 – il devastante tsunami dell’Oceano Indiano mise in ginocchio il sud-est asiatico, causando uno dei più rovinosi disastri naturali dell’epoca moderna: circa 230mila morti, il doppio dei feriti, oltre 20mila dispersi e un numero impressionante di sfollati, stimato tra i 3 e i 5 milioni.

Come noi tutti, anche Christina all’epoca osservava affranta quelle tragiche immagini davanti alla tv di casa sua, in Inghilterra. La donna, insegnante di nuoto, decise che non era il caso di restare con le mani in mano: se i danni di questa tragedia ormai non potevano più essere controllati, molto ancora ci sarebbe stato da fare in futuro per limitare i danni, in termini di vite umane, causati da simili scenari apocalittici. Pensò infatti, molto candidamente, a chissà quante vittime avrebbero potuto salvarsi se solo avessero saputo nuotare, respirare in acqua o quantomeno restare a galla.

Tuttavia, la vera illuminazione colpì Christina quando ritrovò nel “bollettino di guerra” il riscontro di quanto già ella sospettava. Notando che i decessi di donne e bambini toccavano la soglia dell’80%, in pochissime settimane decise di dar vita allo Sri Lanka Women’s Swimming Project. Il programma perseguiva un obiettivo unico e molto semplice: insegnare alle donne a nuotare. 

Christina Fonfè riceve la British Empire Medal da parte dell'Alto Commissario britannico, S.E. James Dauris (25 febbraio 2016)

Semplice, in realtà, solo sulla carta: prima del supporto da parte dell’ambasciata britannica, che garantì una piscina in tessuto portatile di 12 metri, il progetto disponeva di poche risorse e ancor meno flessibilità, svolgendosi dapprima nella fatiscente vasca di una piantagione di cocco a Weligama, poi viaggiando lungo la costa meridionale del Paese, tra Weligama e Galle.

«Ho sempre pensato che saper nuotare non fosse un lusso, ma un’abilità necessaria per la vita – è il racconto di Christina al quotidiano Avvenire – e quanto ciò sia vero l’ho visto in Sri Lanka. Quando sono arrivata, nel 2005, non si trovavano nemmeno i costumi da bagno e alle ragazze serviva il permesso di un uomo di famiglia per partecipare ai miei corsi. Ancora oggi donne e bambine annegano quotidianamente, perché non sono incoraggiate a nuotare né conoscono i rischi a cui si sottopongono quando si gettano in un fiume per rinfrescarsi».

Christina ha ridotto tali rischi per 8mila donne, alle quali la sua iniziativa ha insegnato a nuotare in questi ultimi 17 anni, autofinanziandosi con corsi estivi attivati dalla sua scuola in Gran Bretagna e impartendo così lezioni gratuite. Inoltre, grazie a piccole donazioni, ha retribuito alcune delle allieve più dotate, divenute a loro volta insegnanti. Oggi, a 73 anni, è rientrata in Inghilterra affidando il progetto a volontari olandesi e italiani presenti in Sri Lanka, dove comunque torna tre mesi l’anno per monitorare gli sviluppi. Nemmeno la pandemia ha arrestato lo Sri Lanka Women’s Swimming Project, pienamente attivo ancora oggi, a riprova che da una catastrofe può spesso rinascere una speranza.

«La mia soddisfazione più grande – conclude Christina – è sapere di aver cambiato molte vite, insegnando a stare in acqua in sicurezza e a nuotare. È bellissimo veder entrare in piscina ragazze dapprima timide e spaventate come topolini, ma poi capaci nel giro di poco tempo di emergerne come farfalle, trovando nel nuoto divertimento, esercizio fisico, autostima e, in alcuni casi, anche un lavoro».

Dal 2018 Sri Lanka Women’s Swimming Project è membro del IFSTA (International Federation of Swimming Teacher’s Associations) e nel 2021 Christina Fonfè ha partecipato alla Conferenza mondiale sulla prevenzione dell’annegamento della Federazione Internazionale di Salvataggio (ILS – International Life Saving) a Colombo, nello Sri Lanka, comunicando che il progetto per il futuro è quello di espandere il progetto in altre aree a rischio.

Buon lavoro Christina!

Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.

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