Alghe, scienza e sostenibilità grazie alla stampa in 3D

di Martina Grandori

I

n una T-shirt un mondo di innovazione, tecnologia e sostenibilità. Il futuro della moda guarda sempre di più ad un impatto ambientale sostenibile ed etico, il retaggio di anni di moda usa e getta hanno portato alla luce non poche problematiche in questo senso.

Fra le ultime novità di laboratorio, una stampa in 3D che si avvale di fibre a base di materiali viventi fotosintetici capace di produrre materiali resistenti ed elastici per diversi utilizzi fra cui quello dell’abbigliamento.

La notizia arriva dall’Università di Rochester e della Delft University of Technology nei Paesi Bassi: impiegando alghe si ottiene un materiale che ha applicazioni in campo energetico, medico, spaziale e fashion. Il segreto di questo potenziale? Replicare le caratteristiche e le proprietà dei materiali già esistenti in natura – vedi il cotone – e le alghe ne sono il perfetto esempio.

A guidare il pool di scienziati in questa scoperta Anne S. Meyer, professoressa di biologia a Rochester che ha intuito come la cellulosa batterica, materiale non vivente, flessibile, resistente e non deformabile del tutto simile alla carta, unita a microalghe viventi che fungono da inchiostro e colorante danno vita ad un materiale durevole, ecologico, biodegradabile e di facile approvvigionamento. Infatti questo biomateriale si rigenera facilmente e può essere coltivato facilmente sfruttando il processo di fotosintesi.

Anne S. Meyer, professoressa di biologia a Rochester

Ma la scoperta di questo biomateriale non è solo un elisir per l’industria dell’abbigliamento etico, che spinge sempre di più sulla scelta di materiali vegetali non impattanti, ma anche per il mondo della medicina e dei trapianti cutanei con pelli fotosintetiche. L’ossigeno generato aiuterebbe a dare il via alla guarigione dell’area danneggiata.

E infine grazie alla scoperta di Anne S. Meyer, produrre foglie artificiali che a loro volta producono, tramite la loro combustione, energia green in luoghi dove le piante non riuscirebbero più di tanto a crescere.

E in tempi di crisi energetica ben vengano queste piccole novità.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

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