Trash Island, un luxury resort galleggiante da plastica oceanica

Ispirata al Great Pacific Garbage Patch, l’isola sarà composta da grandi sacchetti di plastica intrecciati insieme e poi ancorati al fondo dell’oceano

di Ludovica De Fazio

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er riparare ai danni causati dall’inquinamento da plastica, che negli ultimi ha distrutto la flora e la fauna del delicato ecosistema dei fondali dell’arcipelago di Cocos (Keeling), in Australia, lo studio di architettura Margot Krasojević Architects ha progettato un’isola artificiale per ospitare un resort di lusso dalle linee futuristiche, completamente costruito con materiali plastici di riciclo.

Margot Krasojević intervistata dalla CNN ha dichiarato: «La plastica è malleabile e flessibile in modo che possa essere ristampata, riformata o scomposta e ricostruita. Personalmente penso che sia un’alternativa migliore che scaricarla in discarica».

Un progetto molto ambizioso e decisamente articolato, a partire dalla fase di ideazione e progettazione. Infatti, l’idea è quella di costruire una struttura perfettamente integrata con l’ambiente: il Recycled Ocean Plastic Resort sarà realizzato intorno a un’isola e sarà ancorato alle mangrovie, che crescono naturalmente in quella zona.

La base della Trash Island verrà realizzata intrecciando le radici delle mangrovie con un agglomerato di sacchetti di plastica riciclata, riempiti di rifiuti plastici recuperati dall’Oceano Indiano, come le reti dei pescatori, bottiglie di plastica e pneumatici, che lavorati insieme creerebbero dei tentacoli mobili di materiale sintetico gommato molto resistente chiamato “Hypalon”, in grado di trattenere la spazzatura e con la funzione di barriera contro le inondazioni, causate dalle tempeste molto frequenti in quella parte del mondo.

Per mantenere al sicuro il resort è stata progettata una particolare struttura plissettata, realizzata con una trama di fibre di cemento biodegradabili che, ancorata al fondo dell’oceano con la sabbia e il limo, diventerebbe l’habitat perfetto per nutrire gli alberi di mangrovia che, con le loro radici che si gonfiano e assorbono l’acqua, ancorerebbero l’intera isola impedendole di rovesciarsi o affondare.

Il Recycled Ocean Plastic Resort avrà più livelli e sarà completamente autoalimentato, ad esempio le docce utilizzeranno acqua di mare filtrata e distillata pompata nella struttura grazie all’energia solare, inoltre, grazie a delle turbine, installate sotto il livello dell’acqua e alimentate da energia pulita, l’isola contribuirà a raccogliere i rifiuti plastici e a ripulire le acque dell’oceano che la ospita.

Al momento, il progetto è in fase di verifica per la fattibilità delle soluzioni tecniche adottate, in quanto il progetto è in evoluzione, ma si ipotizza il 2025 come anno di completamento dell’opera, infatti, nonostante il luxury resort preveda la realizzazione di 75 camere e spazi all’aperto da poter utilizzare come glamping (campeggio di lusso), i costi risulterebbero abbastanza contenuti grazie all’enorme quantità di materiale plastico riciclato che verrebbe impiegato.

Margot Krasojević, l’ideatrice del progetto Trash Island, è convinta che «il turismo sta cambiando per essere più rispettoso dell’ambiente poiché i vacanzieri sembrano essere “più in sintonia con il loro ambiente”».

Credits Ph.: Margot Krasojević Architects 

Sono una studentessa di chimica farmaceutica, che tra una formula e l’altra, si dedica allo sport, in particolar modo a quello in acqua, luogo che mi appartiene da quando sono piccola e in cui mi sento libera e spensierata. Mi diverto a scrivere, leggere, viaggiare e conoscere posti e sensazioni nuove ogni giorno, per migliorarmi e per apportare sempre un qualcosa in più in tutto quello che faccio. Il mio motto è “Ad maiora” e non a caso vivo e studio nella città dove tutto è più grande e maestoso, Roma

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